Colmare il gender gap nell'industria dell'audio digitale
Prospettive 24/2024: del perché serve puntare i riflettori sui gap per cambiare certe narrazioni.
Ciao!
Periodo di cambiamenti, evoluzioni, valutazioni e tante cose belle.
Settimana scorsa sono stata a Locarno, nella Biblioteca del Canton Ticino a tenere una lezione di podcasting, insieme a Davide Giansoldati. Dopo aver letto il libro scritto insieme, ci hanno chiamato a fare formazione. Esperienza davvero bellissima.
Domani e sabato invece sarò in una scuola della Brianza con Alberto Pian a tenere una lezione di podcasting agli insegnanti.
Martedì sono stata ospite a HeyDJ in diretta radio sul programma “Tutti Insufficienti” di Beniamino Valeriano. Abbiamo parlato del Festival del podcasting, delle evoluzioni che questo media sta subendo e subirà nei prossimi anni (o mesi!) e dell’impatto che i brand possono avere sulla società attraverso il podcast. Presto sarà disponibile la versione on demand su YouTube.
È iniziato il corso Podcast 2.0 da dieci giorni e stanno già uscendo idee e racconti interessanti dai partecipanti. Ci stiamo preparando alla seconda edizione. Se ti interessa, prossimamente apriremo la lista d’attesa. Resta in ascolto.
Ora entriamo nell’argomento.
Colmare il gender gap nell'industria dell'audio digitale
Era una tranquilla domenica pomeriggio di circa un anno fa. Mi trovavo sul mio divano, immersa nella lettura del libro "Le Signore non parlano di soldi" di Azzurra Rinaldi, che ha decisamente aperto una riflessione profonda. Per chi non la conoscesse, Azzurra è un’economista e attivista femminista, e il suo libro ha il merito di mettere a nudo i tanti divari di genere che ancora esistono nella nostra società.
Tra le pagine di questo libro mi sono imbattuta in un termine che non avevo mai sentito prima: il Dream Gap.
Il Dream Gap è stato introdotto nel 2017 da tre studiosi — Lin Bian, Sarah-Jane Leslie e Andrei Cimpian — attraverso una ricerca pubblicata su Science. Il termine descrive il divario tra le aspirazioni che le bambine hanno durante l’infanzia e ciò che credono di poter realizzare crescendo. Già a partire dai 5 anni, le bambine iniziano a percepire che gli uomini siano più capaci e intelligenti rispetto alle donne. Questo fenomeno non si rileva invece tra i bambini, che mantengono intatta la fiducia in sé stessi. Il risultato? Una forte influenza sulla loro autostima e, di conseguenza, sulle loro ambizioni future.
Come si innescano questi meccanismi? Il Dream Gap è alimentato da una combinazione di rappresentazioni mediatiche, aspettative sociali e la mancanza di modelli femminili in settori tradizionalmente dominati dagli uomini, come le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Questa dinamica non è solo teorica, ma ha implicazioni concrete su come le bambine si vedono e immaginano il loro futuro.
Il libro continuava portando come esempi altri contesti in cui il genere femminile è sottorappresentato e tra questi citava i media tradizionali, come TV, radio, informazione.
Leggendo questi dati, mi sono chiesta: il podcast, un media relativamente giovane, come si posiziona rispetto alla rappresentazione femminile? È un settore in cui le donne trovano spazio o anche qui esistono gap da colmare?
E qui arriva un dato interessante: Spotify, nel 2022, ha pubblicato una ricerca che ha evidenziato come solo il 22% dei podcast nella Top 100 fosse condotto da donne, mentre il 64% dei podcast più popolari fosse condotto da uomini. In quello stesso anno, la piattaforma lanciò il programma Sound Up, dedicato alla formazione di donne podcaster per contrastare questa tendenza.
Anche se non ci sono dati aggiornati disponibili, questi numeri riflettono una sottorappresentazione femminile anche nel mondo del podcasting. Frutto probabilmente non di un limite oggettivo di accesso al media per le donne, ma di un fattore culturale che ci portiamo dietro e di un contesto sociale che non aiuta.
Ne ho parlato anche al Festival insieme a Teresa Potenza, giornalista ed esperta di Intelligenza Artificiale e Valentina Nardecchia, ethical hacker, entrambe podcaster.
Come donna e come professionista del settore, leggendo questi report, mi sono chiesta cosa potessi fare io per creare maggior cultura femminile e valorizzare la loro presenza nel podcasting in Italia.
La risposta mi è arrivata non molto più tardi con l’idea di creare un contest dedicato alle donne podcaster che potesse innescare un processo di condivisione, appartenenza e supporto verso altre donne, senza creare competizione tra di loro.
È da questo spunto che è nato il Premio La Podstar, il primo riconoscimento dedicato ai podcast realizzati da donne che si distinguono per impatto sociale e culturale.
La prima edizione, che si è tenuta durante la Settimana del Podcast a Roma ad aprile 2024, ha ricevuto oltre 80 candidature e conclamato due vincitrici ex aequo: Teresa Potenza e Valentina Nardecchia, che oltre a essere podcaster affermate, lavorano in ambiti tecnologici complessi come l'Intelligenza Artificiale e la cybersecurity.
C’era bisogno di istituire un premio? Era necessario accendere i riflettori sulle donne podcaster?
Sì e il motivo è molto semplice: così come il linguaggio non solo descrive il mondo, ma contribuisce anche a costruirlo e permette di rendere tangibile ciò che prima era indefinito o invisibile, creare attenzione intorno a uno stato di cose è il primo passo per vedere il problema e trovare modi per arginarlo.
Lo spirito di partecipazione a questo contest da parte delle podcaster italiane ha dimostrato quanto sia importante creare spazi di rappresentazione e promuovere iniziative collaborative.
Ma la grande risposta mi è arrivata in questi giorni.
Settimana scorsa sono entrata in contatto con Jennifer Henczel, founder del Women Podcasters Network and Inspiring Innovators Club che ha istituito una community di donne podcaster con la mission di “elevare le voci e le storie delle donne a livello globale, promuovendo un podcasting vivace e inclusivo.
Lo scorso 18 ottobre si è conclusa la loro prima edizione del Women in Podcasting Awards, un evento di premiazione internazionale all'interno del settore del podcasting dedicato esclusivamente alle donne. Oltre 15.000 mila ascoltatori hanno partecipato al processo di votazione, dimostrando il loro sostegno alle donne che li ispirano, li intrattengono e li coinvolgono attraverso i loro podcast.
Sapere che dall’altro capo del mondo un’altra donna abbia voluto istituire un premio con lo stesso obiettivo che mi sono posta io, mi ha fatto capire che sì, c’è la necessità di ispirare e spronare altre donne a uscire allo scoperto, di far sentire loro che il podcasting è uno spazio aperto, libero, indipendente e protetto in cui far sentire la propria voce.
Tornando al Dream Gap, le donne non hanno nulla in meno degli uomini, ma se serve sottolinearlo per cambiare una narrazione che le nuove generazioni stanno subendo, ben vengano queste iniziative.
Il Premio La Podstar tornerà nel 2025!
Le candidature riapriranno i primi di gennaio 2025 e chiunque (uomini e donne) potrà proporre il podcast femminile che ritiene abbia avuto un impatto significativo dal punto di vista sociale e culturale.
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A presto,
Ester